Il sirtaki sparato dagli altoparlanti della psarotaberna, il ristorantino di pesce, mi ronza nelle orecchie mentre leggermente ebbro di Mythos, la marca greca di birra, alzo gli occhi dal piatto ormai vuoto di sarde arrostite per osservare la variegata umanità che popola i tavolini all'aperto di questa piacevole sera d'estate. Sono a Lipsi con Michela e Andrea, siamo seduti attorno ad un tavolo imbandito senza tovaglia, abbiamo scelto la taverna più spartana del porto, aveva il sapore più verace e l'odore di pesce arrosto più invitante. Alle mie spalle il vociare soffuso di alcune coppie di italiani che dissertano di moussaka e tsaziki, confrontano quello che hanno nel piatto con quello mangiato il giorno prima, l'estate prima, sull'isola prima.
Sulla porta del locale, verniciata a smalto azzurro, intravedo il proprietario, un uomo magro sulla sessantina, chino sul barbecue, intento a girare ed oliare i piccoli sgombri che ha sul fuoco. Li osserva, ne soppesa il grado di cottura, ogni tanto ne rivolta uno, poi al momento giusto li estrae dalla graticola e li mette sul piatto con cui li passa al cameriere per la consegna ai tavoli. Davanti a me un tavolo con tre uomini, presumibilmente tre pescatori a giudicare dall'aspetto e dall'abbigliamento. Sono grossi, tozzi, hanno braccia enormi e solchi sul viso, segni indelebili di una vita passata al sole, hanno ciascuno davanti a sè un boccale di birra, la sorseggiano interrompendo il loro parlare, poi passano il dorso della mano sulle labbra, sui baffi, sulla barba, riprendendo con una risata sonora il discorso lasciato in sospeso. Ignoro di cosa parlino, ma è evidente il tono cordiale che c'è fra loro.
Taverna a Lipsi |
Lipsi |
Rifornimento d'acqua |
A Lipsi si parla italiano |
Polpi stesi al sole |
Lipsi è bella, non c'è dubbio, ma è come la ragazza di Cocciante, senz'anima, non ha un'identità propria, è turistica ma non capisci se è un'isola per famiglie o per coppiette tranquille, ci sono dei pescatori ma di certo non è questa l'attività principale di cui vivono gli isolani. Si vede che girano più soldi che altrove, lo dicono a chiare lettere le tante case dipinte a nuovo, ma tutto appare senza personalità, come un qualcosa apparecchiato con molta professionalità ed altrettanta freddezza. No, Lipsi non è un posto dove lasciare il cuore, alziamo le vele senza rimpianti e ci spostiamo a Parthenion, lato nord di Leros dove ho appuntamento con Claudio, una vecchia conoscenza, un velista che naviga da anni da queste parti.
Riciclo creativo |
Volare, oh oh... |
Andiamo tutti a nanna, domani Claudio se na va verso Kastellorizo, l'isola di Mediterraneo, il film premio Oscar di Salvatores, io accompagnerò Michela e Andrea a Lakki dove li aspetta il traghetto per Atene, poi andrò di corsa verso Kos a prendere Camilla che mi farà compagnia per una decina di giorni; da un mese e mezzo le cabine di Piazza Grande sono più affollate che mai. Prima però ne approfitto per una passeggiata in testa d'albero col duplice scopo di fare un'ispezione generale e vedere per quale motivo la stazione del vento da qulche giorno non va. L'ispezione va bene, nulla da segnalare, la stazione del vento purtroppo no. Do una pulita ai contatti, ma la ghiera che la sostiene è spanata, impossibile rimontarla, si continuerà a navigare senza. Del resto, è ben noto tra i velisti che più roba c'è a bordo, più se ne rompe, in fondo le sole cose indispensabili sono lo scafo, la vela ed il timone, tutto il resto è un optional. O no? Beh, forse no.
Gran bel post Comandante, grazie per le emozioni che trasmetti.
RispondiEliminaB.V.
Bravo Luciano, ottimo racconto e come sempre bv
RispondiEliminaPietro
Bel post, complimenti ! E' un piacere leggerti e leggere di Lipsi !
RispondiEliminaDiana