lunedì 29 settembre 2014

La Costa Blanca, edificata o selvaggia


Banditi con aerei e con mori,
Banditi con anelli e duchesse,
Banditi con neri frati benedicenti
Arrivavan dal cielo a uccidere bambini,
E per le strade il sangue dei bambini
Correva semplicemente, come sangue di bambini.

(P. Neruda, Spagna nel cuore)


Da almeno due ore mi rigiro in cuccetta senza riuscire a riaddormentarmi. Sono le 3 del mattino, il rollio terribile non mi fa chiudere occhio malgrado la stanchezza ed il sonno, veramente tanto dato che è la seconda notte consecutiva che va in questo modo. Aggiungiamoci pure che sono andato a domire senza il 100% di tranquillità per quanto riguarda l'ancoraggio, avendo dato fondo su 15 metri, più di quanto faccia di solito, e su un fondale di alghe che certamente non terrà se dovesse alzarsi il vento; le circostanze però non offrivano nulla di meglio.

lunedì 22 settembre 2014

Alborán, l'isola non trovata


Appare a volte avvolta di foschia, magica e bella,
ma se il pilota avanza su mari misteriosi è già volata via,
tingendosi d'azzurro, color di lontananza.

(F. Guccini, L'isola non trovata)


Fino a non molti anni fa, prima dell'avvento di Internet, il bollettino Meteomar era la sola fonte di informazioni per le previsioni meteo. Si poteva ascoltare sul VHF ad orari prestabiliti, 4 volte al giorno, non come adesso che viene ripetuto continuamente sul canale 68, oppure a notte fonda sui canali radio FM della RAI. Era l'appuntamento fisso dei diportisti, se lo mancavi ti arrangiavi e mancarlo era molto facile perchè fatalmente l'orario di trasmissione cadeva nel momento in cui ti trovavi in un punto in cui il VHF prendeva male, così finiva che del settore che di previsione che ti interessava captavi solo un gracchiare incomprensibile. Solo sul finale del bollettino, magicamente, come per un superiore volere divino, il segnale tornava perfetto e dall'altoparlante giungeva forte e chiaro: Mar di Alboran, burrasca in corso da sudovest, forza 7.

domenica 14 settembre 2014

Melilla, ultima colonia d'Africa


Franz è il mio nome e vendo la libertà
a chi vuol passare dall'altra parte della città.
Compra il biglietto e non ti pentirai
per quello che ti do non costa assai.

(E. Bennato, Franz è il mio nome)
 

Avvolte in lunghe palandrane marroni due donne dai tratti maghrebini sono accovacciate in terra lungo il piccolo marciapiede della strada che porta al mercato di Melilla, enclave spagnola in Marocco. Davanti a sè hanno una cassetta di legno dove è esposta la loro merce, del pane arabo fritto, quello fatto a strati. Tres por un euro, mi fa una delle due, accompagnando le sue parole col gesto di contarne tre dal mucchio. Està bien, rispondo e le porgo la moneta mentre lei riempe un sacchetto di plastica e me lo da. Poco più avanti fasci di menta, elemento imprescindibile del tè marocchino, attendono altri acquirenti, come pure cassette di frutta o piccoli pesci, troppo piccoli per essere venduti con profitto dai commercianti regolari all'interno del mercato.

domenica 7 settembre 2014

Siviglia, il Guadalquivir ed il topo esistenzialista



Quien va a Sevilla pierde su silla.

(proverbio, versione ispanica di Chi va a Roma perde la poltrona)


E' passata da poco mezzanotte quando spengo tutte le luci e me ne vado in cuccetta. Fa un caldo terribile, nel pomeriggio il termometro ha toccato i 41 gradi, nonostante ciò ho chiuso bene tutti gli oblò e senza un filo d'aria che circola prendere sonno non è cosa facile. Pochi minuti dopo avverto un leggero crepitio, so bene di cosa si tratta, è il motivo per cui non ho lasciato alcuno spiraglio aperto, è l'ospite che ho a bordo da un paio di giorni, un ospite assai poco gradito: un topo.