giovedì 28 marzo 2013

sabato 23 marzo 2013

Supporto ciambella fai da me




Alzi la mano chi non ha mai combattuto col supporto della ciambella! Hai voglia a stringere, a mettere nastri adesivi vari, pezzi di camera d'aria, lui continuerà imperterrito a ruotare (il braccio di leva è tremendamente lungo) e tu a serrare i bulloncini, ancora e di nuovo fino a quando l'anello debole della catena, il pezzetto di plastica sagomato che contiene i dadini, si spaccherà irrimediabilmente. Tu però non vuoi cedere e comprarne uno nuovo, non per altro, perchè sai che farlo non risolverà il problema, ricomincerai di nuovo a stringere e mettere pezzi di gomma per ritrovarti rapidamente, ancora una volta, nel loop maledetto.
Oggi ho tentato una strada nuova, risolutiva, me lo sento. Con un pezzetto di legno riciclato e opportunamente trattato con impregnante, ho messo fine alla rotazione del punto di serraggio sul pulpito. E' bastato comprare due ponticelli inox, il resto è stato solo lavoro di precisione, altissima precisione. E' fisso, è solido e quel pezzetto di legno da anche un tono retrò a tutta la faccenda.
Sono soddisfatto e felice. Sì, felice di aver risolto uno degli annosi problemi che affligono l'umanità!

mercoledì 20 marzo 2013

Ustica


Proviamo ad esorcizzare la  pioggia ed il maltempo che imperversano da giorni con qualche ricordo estivo!
Ustica, settembre 2012, Piazza Grande è la prima da destra in banchina.

lunedì 18 marzo 2013

Traversata del Mar Ionio, da Itaca a Reggio Calabria


Salpare da Itaca è diverso che farlo da un posto qualsiasi, ha un sapore particolare, senti tutto il peso della storia, del mito omerico, percepisci nell'aria l'eco di navigazioni antichissime fatte con imbarcazioni e strumenti che avevano spesso nella sorte la maggiore, se non unica, garanzia di successo. Forse anche per liberarci un poco di questo ingombrante fardello, noi velisti moderni, che andiamo per mare per piacere ma anche un po' per necessità seppure interiore, cerchiamo certezze nella tecnologia prima di prendere il mare, soprattutto per rotte abbastanza impegnative per il diportista medio.


Partiamo, il mio amico Dante ed io, la mattina presto, verso le sei, con ancora in bocca il sapore dell’ultima moussaka gustata la sera prima in una taverna del porto. Poche miglia a motore per scapolare le ultime propaggini dell’isola e subito agganciamo il vento previsto, 20 nodi da nord che dovrebbero accompagnarci per circa 24 ore. La barca prende immediatamente il passo, l’andatura è di bolina larga, filiamo oltre i 7 nodi; per 11 metri sono una velocità di tutto rispetto. Una volta regolato il pilota automatico, non ci resta altro da fare che goderci la navigazione. L’indomani all’alba, come previsto il vento cala progressivamente fino a costringerci ad accendere il motore. Abbiamo percorso circa 140 miglia nelle 24 ore, una media che d’ora in avanti inevitabilmente si abbasserà.


Accompagnati dal pigro scoppiettare dell’entrobordo, attraversiamo uno Ionio sempre più abbonacciato, a tratti uno specchio oleoso che riflette fastidiosamente i raggi del sole. Il caldo si fa sentire, decidiamo di fermarci, filare una cima a poppa legata ad un parabordo e farci un bagno. Lo scenario deserto, l’azzurro di cielo e mare e i 3000 metri d’acqua sotto di noi contribuiscono a rendere emozionante il momento. Nel pomeriggio quattro piccoli totani decidono di saltare a bordo, forse per sfuggire ad un predatore. Purtroppo per loro sono finiti nel posto sbagliato, li invitiamo a cena; un filo d’olio, uno spicchio d’aglio, qualche pomodorino ed il sugo per gli spaghetti è pronto in pochi minuti.

Poco prima dell’alba del terzo giorno, come previsto dal Grib, ormai vecchio di due giorni, il vento riprende. Si intravedono in lontananza le luci della costa calabrese, abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare prima di arrivare, ci sono diverse miglia doppiato capo Spartivento. Il traffico sostenuto di navi, che fin’ora era stato praticamente inesistente, ci impone la massima attenzione. Il vento, invece, sparandoci 20 nodi abbondanti di prua, ci impone di bordeggiare per qualche ora. Poco male, si tratta di una situazione divertente e sostanzialmente tranquilla, siamo riposati malgrado i due giorni di mare, possiamo permettercelo.

Alle 13 circa entriamo nel porto di Reggio Calabria, tutto è andato perfettamente, tutto è stato secondo le previsioni. Lo scenario dello Stretto di Messina fa da sfondo al nostro arrivo, al termine di questa navigazione che è partita da un luogo mitico, Itaca, e finisce in un luogo non meno mitico, quel tratto di mare fra Scilla e Cariddi che pure Ulisse percorse nel racconto omerico. Siamo soddisfatti e felici, inebriati dall’odore del mare, l’odore di questo Mediterraneo che in ogni suo angolo profuma di storia e cultura millenarie.

Agosto 2012

martedì 12 marzo 2013

AIS montato (e funzionante) su Piazza Grande


La pioggia che picchietta in coperta, la temperatura improvvisamente volta verso il basso, il tambuccio serrato per non disperdere il calore accumulato all'interno. Le condizioni atmosferiche non consentono di lavorare in coperta, e sì che da fare ne avrei, ma non spreco il tempo a bordo e mi do da fare sottocoperta. Finalmente sono riuscito a far funzionare come si deve l'AIS con il software di navigazione. Fantastico, ho preso navi a 25 miglia e fari a più di 250! Lo scatolotto che si collega al PC l'ho montanto con uno splitter che con la stessa antenna alimenta anche il VHF e la radio AM/FM. Pare funzionare in modo eccellente, alcuni velisti lamentavano cadute di segnale, non sembra il mio caso.
Beh, questa è fatta, anche oggi il lavoretto quotidiano, anche oggi un passetto verso la prossima navigazione.


mercoledì 6 marzo 2013

Italiani, greci, una faccia, una razza!


Italiano? Sì! Italiani, greci, una faccia, una razza! Ecco, se non me l'avessero detto almeno una volta, sarei tornato a casa dalla Grecia scontento. A togliermi la soddisfazione ha pensato un simpatico vecchietto che mi ha visto passeggiare sotto al suo balcone affacciato sul porticciolo di Kalamos, una delle tante isolette che madre natura si è divertita a disseminare a est e a ovest del Peloponneso.  Più che un isola, un ricamo roccioso, un filo fuori delle rotte classiche dei nugoli di charter che soli o in flottiglia invadono lo Ionio orientale in estate.

 Entrando in porto, appena lasciato a sinistra il fanale rosso, la figura corpulenta di George si sbraccia per farsi notare; mi indica a gesti dove ormeggiare e prontamente raccoglie le mie cime quando gliele lancio. L'ormeggio è gratis, se voglio posso andare a cena al ristorante che lui, casualmente, gestisce: una graziosa taverna sospesa fra il molo e una  piccola spiaggetta di ciottoli. Ma sì, perchè no, è un invito, non una minaccia velata come capita a volte in altri luoghi al malcapitato velista.

Malgrado l'affollamento, innegabile in piena stagione, il versante greco dello Ionio riesce comunque a sorprendere e ad offrire angoli di tranquillità estrema se non addirittura di solitudine totale.  Basta cercare un po', gironzolare fra le isole e le loro mille baie, scartare quelle arcinote e quelle almeno teoricamente superprotette, osare un poco, dare fondo all'ancora in qualche metro in più, sistemarsi saldamente con una cima a terra, ed il gioco è fatto. Il piccolo supplemento di fatica è ampiamente ripagato dall'atmosfera di magia che solo il silenzio, rotto unicamente dallo sciabordio del mare sullo scafo, è in grado di offrire.

Un occhio al meteo e alla carta nautica è doveroso. Per quanto in estate il vento segua uno schema fisso, mattino debole da sud, pomeriggio fresco da nord-nordovest, le sorprese sono sempre  in agguato. Lungo il profilo delle isole il vento spesso si incanala aumentando di intensità anche in modo notevole. Inoltre non sempre il fondale ha quote adatte all'ancoraggio, meglio controllare in anticipo che meteo e batimetrica possano consentire una notte tranquilla alla fonda.

Di fronte a Kalamos, a poche centinaia di metri nel punto più stretto, Kastos; ancora più piccola, ancora più traquilla, ancora più incantevole. Un molo in grado di offrire ridosso solamente a poche barche, un paio di taverne, una delle quali dentro un antico mulino, un pugno di case abitate in inverno da poche dozzine di persone.  Ci si sente sospesi, fuori dal mondo, fuori dal tempo.

Ma è tempo di fare rotta a sud ovest, in direzione di Atokos, praticamente un cono montagnoso che si erge dal mare. Un isola disabitata in teoria, in realtà presa d'assalto dai charter che cercavamo disperatamente di sfuggire. Delle due rade dove è possibile calare l'ancora, una è impraticabile per il vento, l'altra per eccessivo affollamento. Giusto un'annusata e via, proseguendo per poche miglia sulla stessa rotta c'è lei, il simbolo, il mito Omerico che aleggia ovunque: Itaca.

 Il vento, come da copione, è rinfrescato, un paio di bordi piacevoli e divertenti, e c'è Kioni, una delle mete dell'isola di Ulisse più conosciute ai diportisti. Siamo lontani dalla quiete dei luoghi che abbiamo lasciato alle spalle, ma l'atmosfera è comunque piacevole, c'è affollamento ma non confusione, non troppa almeno. 

Si ormeggia  con ancora di prua e cime assicurate ad una roccia a strapiombo sul mare, come da uso locale. La luna sorge e illumina la baia, il suo riverbero si mescola alle luci di fonda delle tante barche in rada.

Chiuso il tambuccio, resta solo l'eco ovattato del vociare scomposto degli ultimi avventori dei bar del porto.


Agosto 2012


martedì 5 marzo 2013

E' arrivato il Navtex

La strumentazione di Piazza Grande si arricchisce con una new entry: il Navtex. Per chi non lo sapesse, oggi  come oggi un misero 0,01% della popolazione mondiale, serve a ricevere previsioni meteo dovunque ci si trovi; in mezzo al mare, su uno scoglio sperduto, in punto del pianeta dimenticato da Dio e dove il cellulare non ha mezza tacca neanche a farsi monaco. Lui invece capta e memorizza, incessantemente, instancabilmente.

Ora tocca installarlo, lui e l'antenna. C'è da fare un bucone sul pannello del tavolo da carteggio e trovare una buona sistemazione per l'antenna. In genere si monta sul pulpito, ma pare che anche se piazzata all'interno riesca a fare il suo dovere. Magari prima di bucare lo provo, eh!

L'aggeggio è stato agguantato, nuovo, su Ebay, da una tizia inglese, precisa e puntuale nella spedizione, ma sono stato preciso e puntuale pure io a sborsare la pecunia. Pagato circa il 40% meno, non è andata male.

domenica 3 marzo 2013

Manica a vento


In ossequio alla filosofia del "A job a day...", ecco il lavoro di oggi, una nuova manica a vento, montata a regola d'arte. Me lo sarei risparmiato volentieri 'sto lavoretto, il pusher nautico non me l'ha spacciata a buon mercato, ma la vecchia era cotta dal sole, si stava sbriciolando. Pare che il rimedio sia spalmarla di grasso siliconico, fatto anche questo, vediamo se dura di più.
Sole tiepido, cielo terso, benvenuto marzo!

sabato 2 marzo 2013

Divisorio del gavone di prua

Se le cose dentro il gavone ballano, si mettono in condizione di non ballare più. Semplice, no?

Due pezzacci di legno rimediati in cantina, un avanzo di impregnante e qualche ora di lavoro. Qualche ora, non dieci minuti come la semplicità visuale induce a pensare. Vuoi per la scomodità endemica di qualunque lavoro si faccia a bordo, vuoi per l'implicito obbligo di tendere alla perfezione che prende puntualmente la vil razza dei bricoleur nautici, alla fine è andato via un mezzo pomeriggio. Però è carino e funzionale, malgrado l'aspetto da steccato dei cavalli in un ranch texano.

Il tutto condito da un pallido sole che a metà giornata ha stiepidito l'aria dando un timidissimo assaggio della primavera ventura. Per la prima volta da non so quando ho aperto i passauomo per far circolare l'aria non per cambiarla ma per stare più fresco. Domani, pare, sarà anche meglio.
Avanti il prossimo; lavoro. La giornata anche oggi l'ho fatta!

venerdì 1 marzo 2013

Il grigio che rasserena


Le giornate grigie senza pioggia e senza vento hanno un loro perchè. A me infondono calma, tranquillità, specialmente al mare, ma anche accontentandosi di Fiumara se ne può ricavare qualche effetto benefico. Pontile deserto, silenzio, ogni tanto lo splash prodotto dall'ammaraggio di qualche grosso uccello dei tanti che frequentano la foce del fiume, un cefalo che guizza fuori dall'acqua, un'anatra che starnazza per radunare la cucciolata. Anche la temperatura è stata più mite che nei giorni passati. Ne ho approfittato per tirare fuori tutta la catena dell'ancora dal gavone, sciacquarla per benino con l'acqua dolce e dargli una controllata. Non è al top della sua forma, potrebbe essere l'occasione per dotarsi di quei 20 metri in più che la scorsa estate un paio di volte mi sono mancati. Sto valutando, gli effetti benefici e soprattutto i costi. Perchè a differenza delle giornata grigie senza pioggia e senza vento, qui gli effetti benefici si pagano.