mercoledì 18 novembre 2015

L'ultima pagina del diario di bordo


Amo questa Grecia al di sopra di tutto. Essa porta il color del mio cuore. Ovunque si guardi, giace sepolta una gioia.

(F. Hölderlin)


Non sono ormai molte, in questo novembre inoltrato, le barche che passano o stazionano sul molo di Poros, piccola isola delle Argosaroniche. Lungo la banchina, ampi spazi vuoti si alternano a scafi che paiono abbandonati a un destino di irreversibile putrescenza, oppure ciondolano in attesa della prossima stagione. I ristoratori, esaurita la grinta estiva con cui solitamente agganciano i clienti, siedono stanchi e annoiati nella veranda vuota del locale, mentre osservano il rado passaggio davanti a loro. Anche i traghettini di legno, che per un euro collegano con la costa prospicente, non hanno più il ritmo incessante che avevano quando la presenza turistica era nel suo pieno vigore. 

martedì 30 giugno 2015

Anema e core



Gente,
magnifica gente,
di questa città.

(C. Mattone, Scugnizzi)

L'orchestrina del Circolo canottieri, proprio alle spalle del mio ormeggio, suona alcune famose canzoni di Pino Daniele, imprimendo alla quiete della sera il marchio indelebile della festa, ma soprattutto di questa città. La melodia non sempre è azzeccata, ma la brezza leggera che scorre nella darsena e le luci della costa che si riflettono nel golfo trovano in essa un'inaspettata quanto pertinente colonna sonora che mi rilassa e mette di buon umore. Sono per mare da pochi giorni, partito in ritardo clamoroso sul previsto a causa di alcuni problemi familiari, e se si esclude Reggio Calabria, scalo tecnico quasi ineludibile prima di affrontare la traversata dello Ionio, con una sola tappa lungo il Tirreno veramente nel cuore: Napoli.

mercoledì 25 febbraio 2015

Questione di sopravvivenza


Ho fatto naufragio senza tempesta in un mare nel quale si tocca il fondo con i piedi.
  
(F. Pessoa)
 
E' buio pesto e non si vede a un metro, siamo in sette in acqua, con indosso il salvagente arancione che ci cinge il collo ed il busto. Spruzzi d'acqua fredda ci investono da tutte le parti ed il rumore di tempesta è così forte da costringerci ad urlare anche ad un metro di distanza. Ci stringiamo a cerchio tenendoci con le braccia e ci contiamo per verificare di essere tutti quelli che dovremmo. Senza perdere il contatto fisico ci avviciniamo alla zattera, individuandola dal tenue riflesso sulle bande catarifrangenti poste sul tetto. Ci aggrappiamo al cordino di sicurezza che gira tutt'attorno e poi, non senza difficoltà per i vestiti zuppi e l'impaccio del salvagente, saliamo a bordo uno ad uno.