lunedì 30 settembre 2013

Sicilia, terra d'amuri

 
"Purtroppo siamo famosi nel mondo anche per qualcosa di negativo, quelle che voi chiamate piaghe. Una terribile e lei sa a cosa mi riferisco è L’Etna, il vulcano che quando si mette a fare i capricci distrugge paesi e villaggi. Ma è una bellezza naturale. Eeee ma c’è un’altra cosa e questa è veramente una piaga grave che nessuno riesce a risolvere, lei mi ha già capito: è la siccità. Da queste parti la terra d’estate brucia, è secca, una brutta cosa, ma è la natura e non ci possiamo fare niente. Ma dove possiamo fare e non facciamo, perché, in buona sostanza, non è la natura ma l’uomo, è nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo. Eeee lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo: è il traffico! Troppe macchine, è un traffico tentacolare, vorticoso che ci impedisce di vivere e ci fa nemici, famiglia contro famiglia".


Questa lunga citazione dal film di Benigni, Johnny Stecchino, per dire finalmente, fuori dai denti, la verità, sulla piaga che il tassista in quella scena sembra sempre alludere senza dire, quella piaga che veramente stritola la Sicilia e ne tiene lontane le persone nel timore di ritrovarsi loro malgrado invischiate in tragedie irrisolvibili. Sì, il vero problema di Palermo, il dramma che soffoca la città, che le impedisce di vivere e respirare, che la avviluppa come una piovra, è un altro: l'ormeggio!

giovedì 26 settembre 2013

Il Mar Ionio, insomma


Una delle cose belle di una lunga traversata a vela è l'imperscrutabilità dell'orario di arrivo. Generalmente quando si parte per un viaggio, lungo o corto che sia ed indipendentemente dal mezzo con cui ci si muove, si tara l'orario di partenza valutando la congruità di quello di arrivo. Ecco quindi che mille chilometri in macchina si affronteranno con una partenza in ore antelucane in modo di 300 miglia di mare, invece, non consentono calcoli, neanche con precisione spannometrica, potrebbero essere due giorni, come tre, o anche quattro, o addirittura condurre a rinuncia e rientro alla base di partenza in caso di condizioni meteo avverse. Si può partire quindi a qualunque ora, nel momento che se ne ha voglia, con calma, senza sveglie mattutine, tanto un momento vale l'altro. In considerazione di ciò o forse in considerazione della mezza sbronza della sera prima, ci alziamo verso le nove, Andrea va a comprare un po' di pane fresco mentre io riassetto la barca, poi togliamo il fiocco olimpico dal rollafiocco e lo sostituiamo con il genova di dimensioni più abbondanti, poi, sempre perché di fretta non ce n'è, aiuto la coppia norvegese ormeggiata di fianco a noi nel porto di Kalamos ad eliminare un fastidioso cigolio sulla trozza del boma spruzzandogli uno dei mille prodotti che ho a bordo ed infine, quando è chiaro a tutti che di partire, di lasciare la Grecia, non abbiamo molta voglia, molliamo finalmente l'ormeggio.

martedì 24 settembre 2013

Il Golfo di Patrasso contromano


E poi è arrivata la pioggia. Non quelle quattro gocce piccole e sottili che cadono e non cadono, leggere come coriandoli che si spargono in aria, bensì un acquazzone, un temporale vero e proprio che forse segna l'ineluttabile passaggio di stagione in questo settembre inoltrato. La sento picchiettare nel cuore della notte sulla coperta, sempre più forte, mentre me ne sto ben caldo in cuccetta saldamente ormeggiato al pontile transiti del marina di Patrasso, provando un senso di protezione dagli agenti esterni che è quasi una sorta di anamnesi di vita intrauterina. Forse non è un caso che la parola barca sia declinata al femminile. A destarmi dal torpore è un pensiero che mi coglie improvviso nel dormiveglia: l'oblò del bagno, è aperto! Due forze iniziano a contrastarsi duramente in me, una che dice che tanto il bagno è controstampato, praticamente è come se fosse un pezzo unico di plastica, quindi assolutamente impermeabile, l'altra che sostiene invece che con uno sgrullone di questa portata il problema sarà presto trasferito in sentina in modo copioso. 

martedì 17 settembre 2013

Arrivederci Egeo


La notte è di quelle che fanno sognare, la brezza leggera increspa appena la superficie del mare e spinge Piazza Grande a poco meno di quattro nodi, non molto ma abbastanza per andare, a patto di non avere fretta e io non ne ho. Non fa freddo e non c'è umidità, all'orizzonte scorgo la sagoma scura di Idra, l'isola verso cui è puntata la mia prora, attorno a me le luci di via di un paio di mercantili ed a ovest un leggero baiore a marcare il punto dove il sole è calato giù fino a scomparire. Per il resto solo buio e silenzio e stelle, tante, come in città non capiterebbe mai di vedere. Lo so, avevo scritto che da Milos mi sarei diretto verso sud per girare attorno al Peloponneso e poi risalire lo Ionio, invece ho avuto un cambio di programma improvviso ed eccomi qua, nel cuore della notte, da solo, diretto ad Atene facendo un paio di tappe, c'è da andare a prendere Tommaso, non ha molti giorni, mi ha chiesto di avvicinarmi e lo sto facendo. Come si fa a dire di no ad un figlio che vuole salire a bordo?

lunedì 9 settembre 2013

100 giorni di mare


100 giorni
2350 miglia percorse di cui 1300 in solitaria
430 ore di navigazione
5,4 nodi la media della velocità
40 nodi il vento più forte preso in navigazione (Capo Sunio)
2 continenti (Europa, Asia)
3 nazioni (Italia, Grecia, Turchia)
4 mari (Tirreno, Ionio, Egeo, Marmara)
5 stretti importanti (Messina, Corinto, Kafireas, Dardanelli, Bosforo)
X000 ancoraggi, ormeggi, porti, rade, gavitelli, corpi morti, cime a terra, inglese, pacchetti
X00 isole e isolotti visitati
9 persone venute a bordo a navigare
4000 fotografie scattate
36 post inseriti nel blog
50 Kg di pesce pescato fra traina e pescasub
4 volte usato il tender di cui 1 a motore

... e non è finita!

venerdì 6 settembre 2013

Le piccole Cicladi, size matters


Dall'alto del kastro guardo il panorama attorno a me spandersi a 360 gradi fra piccole alture, mare, isolotti e nuclei abitati più o meno grandi che chiazzano di bianco il verde delle colline di Milos. Sono salito, conquistando la vetta gradino dopo gradino, per meglio osservare la situazione sul lato esposto al vento, verificando che forse questo è meno forte di quello che i vari siti meteo avevano previsto ma pur sempre sostenuto. Dopo di qui andrò ad ovest, verso il Peloponneso, la terraferma; Milos rappresenta quindi per me un punto, un confine oltre il quale l'Egeo costellato di isole diventerà un ricordo e lascerà spazio ad altri mari ed altre navigazioni, dato che per tornare a casa ho ancora più di mille miglia da fare. Sono seduto sullo scalino dell'onnipresente bianca chiesetta greca, sporadici turisti mi ronzano attorno scattando qualche foto con il telefonino, poi torna il silenzio, il leggero sibilo del vento ed il lontano riverbero del mare a fare da sottofondo. Sento i raggi caldi del sole sulla faccia e sulle braccia, respiro a pieni polmoni quest'aria mossa e carica di sale.