mercoledì 28 agosto 2013

Levitha, Kinaros e altri sassi


Sassi. Da calciare via, inutile intralcio, da lanciare in acqua cercandone il rimbalzo sulla superficie o lo spandersi di cerchi concentrici, sassi piccoli, grandi, sassi a punta o stondati, sassi da portare a casa, ricordo di un luogo che si è amato e che si vorrebbe proprio per sempre. I sassi non valgono niente, sono inutili, o forse sono semplicemente troppi per valere qualcosa, i grandi deserti della terra sono fatti di sassi. Ma a volte i sassi possono essere bellissimi, soprattutto quando la natura si è divertita a scolpirli, forgiandoli col vento, col tempo infinito, come infiniti sono i sassi. I sassi nel mare sono ancora più belli, a seconda della forma e della dimensione possono essere ciottoli, scogli, faraglioni, isolotti, isole, o promontori, capi, lingue di roccia che affiorano appena e che solo il frangere dell'onda su di esse rende evidenti ai naviganti.

domenica 18 agosto 2013

Lipsi, bella senz'anima.


Il sirtaki sparato dagli altoparlanti della psarotaberna, il ristorantino di pesce, mi ronza nelle orecchie mentre leggermente ebbro di Mythos, la marca greca di birra, alzo gli occhi dal piatto ormai vuoto di sarde arrostite per osservare la variegata umanità che popola i tavolini all'aperto di questa piacevole sera d'estate. Sono a Lipsi con Michela e Andrea, siamo seduti attorno ad un tavolo imbandito senza tovaglia, abbiamo scelto la taverna più spartana del porto, aveva il sapore più verace e l'odore di pesce arrosto più invitante. Alle mie spalle il vociare soffuso di alcune coppie di italiani che dissertano di moussaka e tsaziki, confrontano quello che hanno nel piatto con quello mangiato il giorno prima, l'estate prima, sull'isola prima.

martedì 13 agosto 2013

Patmos, apocalipse now.


Lenta fra la nebbia, la lancia che trasportava il piccolo drappello di soldati americani con il compito di ritrovare ed eliminare il colonnello Kurtz, praticamente uscito di senno, risaliva il fiume Mekong per sfuggire alle imboscate dei vietcong, mentre la voce di Jim Morrison interpretava magistralmente l'emozione di quella che secondo il regista Coppola era l'Apocalisse adesso. Viceversa, il taxi che ci porta al monastero di San Giovanni e alla grotta dove la tradizione vuole che abbia scritto l'Apocalisse (allora, non adesso), procede a velocità sostenuta lungo i tornanti che conducono in cima alla collina dove l'imponente costruzione domina l'isola e le baie tutto intorno. Uno se ne sta in Grecia, convinto di trovare continui riferimenti alla cultura classica ed ellenistica, quando all'improvviso sbuca fuori un importante sito paleocristiano che più paleo non si può.

sabato 10 agosto 2013

Ikaria e Furnoi, la catabasi


Un forte scossone scuote Piazza Grande mentre siamo ancorati in una splendida e deserta caletta ridossata dai venti settentrionali. La barca sta brandeggiando, si sta muovendo cioè alternativamente a destra e sinistra sul fulcro dell'ancora, e ogni volta che arriva a fine corsa la catena va in tiro dando uno strattone che si ripercuote sullo scafo. Sono le 4 del mattino, dalla mia cuccetta sento le raffiche di vento scendere giù violente, rabbiose, dalla montagna che ci sovrasta, sento la cima che scarica la tensione della catena su una galloccia stridere ogni volta che va in tensione, sento lo sciabordio dell'acqua sulle murate, sento la fettuccia delle lifeline sbattere sulla coperta, sento il tintinnio della cimetta del tangone agitata come una piccola frusta, gli scricchiolii dei legni interni, amplificati dalla cabina fa da cassa di risonanza a tutti i rumori esterni.

martedì 6 agosto 2013

Katsari ed altre sorprese


In Grecia la sorpresa è sempre dietro l'angolo. E' talmente ricco di posti incantevoli questo paese, da lasciarli spesso buttati là con noncuranza, come se si trattasse di qualcosa di ordinario, scontato, quasi banale. Invece capita spesso che oltre un promontorio, un capo, uno scoglio, ci sia una spiaggia deserta, un porticciolo o qualche ricamo roccioso di quelli che la natura confeziona con la pazienza infinita del tempo. Da parecchi giorni gironzolo intorno a Chios e Psara, isole madre e figlia a ridosso della costa turca. La seconda m'è entrata nel cuore, è la mia isola, il posto dove mi sento estasiato e felice come un adolescente di fronte all'innnamorata, appagato dal solo fatto esserci e di essere; chissà se le due cose sono conseguenti.