venerdì 14 marzo 2014

Marsala di marzo



Le zaffate di kerosene che respiro camminando la mattina presto sulla pista dell'aeroporto di Ciampino hanno il sapore dolce del viaggio di piacere. L'idiota di turno sgomita per superare la fila già di per sé non molto disciplinata, cercando di guadagnare per primo la scaletta per salire sull'aereo che ci porterà, di certo senza lasciare a terra nessuno, a Marsala. Dopo tre mesi torno da lei, la mia amante di vetroresina e legno, solo un'ora di volo ci separa ormai, è marzo inoltrato, tempo di cominciare a mettere le mani sui mille lavori e lavoretti di manutenzione da fare in vista della stagione estiva. L'aereo decolla, guardo fuori dal finestrino, il mare riluccica lontano giù in basso.

Sulla strada (ma non come Jack Kerouac)
Quando atterro all'aeroporto di Birgi la prima sorpresa: i pullman che lo collegavano tutte le ore con Marsala sono stati quasi tutti soppressi, sono le 9 del mattino ed il primo utile è alle 13:15. Vorrei evitare di prendere il taxi, quindi tento l'autostop, in fondo quando avevo 17 anni sono arrivato a Capo Nord in Norvegia in questo modo, cosa vuoi che siano 15 km. Non devo però avere lo stesso aspetto rassicurante di allora perchè nessuno accenna neanche a fermarsi per chiedermi dove devo andare e dopo una ventina di minuti desisto. Camminando nel parcheggio dell'aeroporto vedo una coppia che sta salendo su un'auto, chiedo se vanno verso Marsala, non proprio, ma almeno mi avvicino. Sei un rappresentante?, mi chiede lui. No, rappresento solo me stesso, nel bene e nel male, rispondo. Nel breve tragitto chiacchieriamo, familiarizziamo, e alla fine mi portano quasi fin sotto il b&b dove dormirò dato che Piazza Grande è in secco sull'invaso. Gente fantastica i siciliani! Hanno sempre un pizzico di diffidenza verso lo "straniero", ma ci mettono un attimo a considerarti un amico e a farsi in quattro per darti ospitalità come meglio possono. Ringrazio, saluto e lascio un mio recapito promettendo di sdebitarmi con la medesima cortesia se capiteranno a Roma.
 
Raschia che ti passa!
Arrivo in porto sereno, so che è tutto a posto perchè sullo stato di salute di Piazza Grande mi tiene aggiornato Davide (gente fantastica i siciliani, ve l'ho detto!) che gestisce qui da anni una scuola di vela (www.scuolavelaspiego.it). Quest'anno ha comprato una nuova barca, simile per dimensioni e struttura a Piazza Grande, spero che si navighi un po' insieme alle Egadi, poi lui se ne andrà verso la Tunisia, io... chissà! Già, la questione economica mi rende tutto piuttosto incerto, pur facendo da me la manutenzione ho parecchie spese da affrontare, non ultima quella del meccanico per rifare la frizione dell'invertitore che ha mollato per usura a ottobre scorso. Quando il meccanico arriva, arriva pure la prima mazzata: preventivo quasi il doppio del previsto, i pezzi di ricambio pare li forgino con oro zecchino e sangue di vergine! Ma è un lavoro indispensabile, le barche sono a vela, però in porto si manovra a motore, impossibile fare senza. Quando poi arriva il velaio, la seconda mazzata: la randa, che pure sapevo malridotta, appare parecchio più acciaccata di quello che pensavo, così a occhio direi che un rattoppo non può bastare a fare la stagione, occorre rifarla nuova e non sono spicci. Mi demoralizzo, così tanto che neanche i cannoli con la ricotta riescono a consolarmi.
 
Arte consolatoria

La sera torno al b&b, leggo un po' di Moitessier, anzi rileggo, sarà la terza o quarta volta che mi sciroppo l'opera omnia del sommo, ma come prescindere dalla sua esperienza? Non solo da quella di navigatore, uno dei più grandi in assoluto, ma da quella umana, dal suo morire e risorgere quattro volte, come le barche che ha perso navigando, abbattendosi nello spirito ma ritrovando dentro di sé la forza per reagire e tirarsi fuori dai problemi. Se faccio una solida ossatura in legno, posso stratificare lo scafo con fogli di giornale e resina ed avere una barca in grado di attraversare l'oceano. Alla fine non l'ha fatto, ma ci ha creduto, ha creduto in sé stesso, ha trovato altre strade e in capo ad un paio d'anni aveva Joshua, la barca con cui ha compiuto l'impresa epica di doppiare Capo Horn a vela e tempo dopo di percorrere 14.000 miglia, facendo un giro e mezzo del mondo in solitario, quando i solitari erano solitari davvero, mica come ora con meteofax, telefoni satellitari ed email. No, non devo perdermi d'animo.
 

Rosso, giallo e blu
Abbasso la testa e come un mulo e procedo imperterrito secondo la tabella di marcia che prevede carenaggio self service, ovvero asportazione della vecchia antivegetativa col raschietto, sistema che preferisco alla levigatrice perché in questo modo si respira meno polvere tossica (la vernice antivegetativa non è una botta di salute). E' però un lavoro ingrato anche così, procedo a decimetri quadrati, ci vuole olio di gomito ma anche delicatezza, ché a fare troppo con forza si rischia di scheggiare il gelcoat. Alla fine in 4 giorni ho fatto tutta la prua, è meno di quello che speravo ma è pur sempre un bel pezzo di barca, il resto lo farò la prossima volta. Ogni tanto mi fermo per riposarmi qualche minuto e respirare un po' di aria di mare, iodio che si mischia all'odore di zolfo, che pare sia dovuto alla posidonia morta, e al profumo delle vinacce che hanno fermentato nei mesi scorsi negli stabilimenti qua attorno dove si producono vini ad alta gradazione alcolica, poi torno a raschiare, fino a che il braccio mi fa male. Di bello c'è che sotto la vernice trovo la carena in perfette condizioni. Spedisco anche la zattera autogonfiabile al produttore per la revisione biennale, la imballo bene con cartone e millebolle e avverto il corriere di passare a ritirarla. Insomma, vado avanti, ho inerzia, o abbrivo visto che si parla di barche.
 

Un bell'astice
Il porto di Marsala sonnecchia in inverno, come pure un po' sonnecchia tutta la città, in attesa forse della stagione estiva. E' il destino delle località di mare, riconvertite volenti o nolenti al turismo quale principale se non unica fonte di sostentamento. Quasi nullo il traffico portuale, la mattina un piccolo gozzo scarica una o due cassette con un po' di pesce di paranza e, quasi preda incidentale, un bell'astice di qualche chilo. Marsala sembra a volte trascinarsi un po' spenta, come in attesa di qualcosa che arrivi dal mare, quel mare che 150 anni fa ha portato l'onda irrefrenabile del risorgimento che proprio da questo porto ha mosso i suoi primi passi alla conquista dell'Italia, chissà se questa cosa ha lasciato il segno nel carattere dei marsalesi oltre che nei tanti toponimi che evocano l'impresa di Garibaldi. Inutile ribadire quanto questa atmosfera rilassata mi piaccia! Ma anche in inverno, questo porto è crocevia di velisti: mi manco per un soffio con Max, che ha portato qui la sua barca per fare dei lavori, ma riesco ad incrociarmi con Paolo, velista giramondo che ha la sua base a Trapani, ed insieme a Davide passiamo una bella serata a parlare, com'è ovvio, di mare. Le chiacchiere mi fanno bene, stemperano un poco le mie preoccupazioni, confrontarsi con persone propositive come sono Davide e Paolo, sentirli parlare dei loro progetti di navigazione mi fa sentire i miei meno lontani, mi stimola, mi fa apparire gli ostacoli che si frappongono fra me e le mie rotte future non insuperabili.
 
Prendo l'aereo che mi riporta a casa, guardo le luci puntellare la costa siciliana nella notte. Restate sintonizzati!

10 commenti:

  1. <3 <3 <3 <3 <3 Non riesco a dire nulla di intelligente, con l'ultimo paragrafo mi sono commossa fino al K.O.

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  2. Io pure Luciano..che dire... queste problematiche affossano lo spirito, in questo periodo anche il nostro non credere.. e vedere l'azzurro del mare dietro a tutto questo non è sempre facile, anzi.. ma ce la si deve fare e la soluzione vien fuori se dentro non si spegne quel focherello che fa, di chi va veramente per mare, una persona 'più' speciale.

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  3. Io non so dirti come mai, da cosa mi venga questa certezza, né riesco a immaginare la soluzione cui accenni e che, nel tempo che io ho letto, è sicuramente già diventata progetto.
    Ma so che ce la farai, eccome se ce la farai. Ci vediamo in mare, da qualche parte a largo della Sicilia con rotta verso Est, o scendendo il Peloponneso e chissà che non ti si convinca a arrivare fino a Kastellorizo e poi magari oltre. :-)

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  4. Solo un consiglio raschietto a tirare non a spingere, in 4 giorni avevi finito la barca non la prua, credimi.

    http://r.twenga.it/g3.php?pg=VDsyOTk3MTIwMTczMjA3NDY0ODUyOzU0NzY4Nzc7aHR0cDovL3d3dy5hY2Nhc3RpbGxhZ2UtZGlmZnVzaW9uLml0L2NhdGFsb2cvUmFzY2hpZXR0by1wZXItYW50aXZlZ2V0YXRpdmEtUGljY29sby1tb2RlbGxvLDk0NjIuaHRtbDtlNzg5NjEyMDQzZjg3YTY4NjBlYjcwYWIxN2FjOTAzYQ%3D%3D&dac=1

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  5. Luciano come sempre tocchi i cuori con i tuoi post... Il mio consiglio si unisce a quello di amici, amici di vela e vagabondi del mare quali noi tutti siamo. Vagabondare Co il nostro guscio di noce è la nostra vita, la nostra aria... anche se sembra tutto perso, senza possibilità di riuscita... Non è mai detto cosa si trova dietro l'angolo.
    Insisti, prova, riprova e continua.

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  6. Capitano......
    ho rivisto mio padre che raschiava la carena e la tuga e ridipingeva e stendeva l'antivegetativa, smontava il motore e sostituiva i pezzi malandati, non l'ho mai aiutato perché un ragazzo di 12 anni preferiva andare con i suoi amici...... Ho rivisto mio padre quando suo malgrado fu costretto a vendere la Sua Barca.....tieni duro ti prego!
    Grazie per questo Tuo racconto.

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  7. Non mollare Capitano... Avanti tutta!!
    (sc)

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  8. Ormai da troppo tempo sto vivendo una situazone di i certezza, in cui l'unica certezza è un regolare calo delle entrate... Qualsiasi persona con un briciolo di razionalità avrebbe già messo Lady Blues in vendita.
    Io so solo che una soluzione del genere mi toglierebbe non solo l'aria, ma la speranza, il Sogno!
    E irrazionalmente non voglio cedere, non voglio spegnermi!
    Forse, quindi, un po' ti capisco, ti sento vicino nello stato d'animo e per quanto possibile, tu e Piazza Grande alimentate questa fiammella! :)

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