Sorseggiando una Efes gelata, l'ottima marca turca di birra, osservo
dall'alto di una terrazza che offre un'ampia veduta della penisola del
Corno d'oro il fitto andirivieni di traghetti alla fermata prospicente
il ponte di Galata. E' incredibile con quanta velocità e perizia vengano
effettuate le manovre di accosto e di attracco. Uno va, un'altro viene,
incessantemente, per collegare le due sponde del Bosforo in diversi
punti, trasportando ogni giorno decine di migliaia di persone che
saltano con indifferenza dall'Asia all'Europa, là dove la contiguità
sfuma, fino ad annullarla, qualunque diversità, sia del territorio che
degli individui. Osservo il brulicare di gente, variegatà umanità
scompigliata nei capelli dal forte vento, ed osservo me stesso,
scompigliato nei pensieri forse ancora di più.
Sono con Alessandra, un'amica velista che mi ha raggiunto in aereo per navigare alcuni giorni con me durante quello che tecnicamente si configura come un viaggio di ritorno perchè Istanbul era la meta estrema, il traguardo lontano da tagliare prima di voltarsi indietro. In realta il ritorno sarà piuttosto lungo, sicuramente più dell'andata dato che in queste settimane ho sempre corso, vedendo poco e niente dei posti che ho toccato, mentre d'ora in poi vorrei navigare in modo molto più lento e rilassato. Per certi aspetti si può dire che la vacanza comincia oggi, per quanto qualcuno dica che dopo i due mesi non si può più chiamare vacanza, ed è già un mese e mezzo che io ho lasciato Roma e Piazza Grande le putride acque di Fiumara.
Sono con Alessandra, un'amica velista che mi ha raggiunto in aereo per navigare alcuni giorni con me durante quello che tecnicamente si configura come un viaggio di ritorno perchè Istanbul era la meta estrema, il traguardo lontano da tagliare prima di voltarsi indietro. In realta il ritorno sarà piuttosto lungo, sicuramente più dell'andata dato che in queste settimane ho sempre corso, vedendo poco e niente dei posti che ho toccato, mentre d'ora in poi vorrei navigare in modo molto più lento e rilassato. Per certi aspetti si può dire che la vacanza comincia oggi, per quanto qualcuno dica che dopo i due mesi non si può più chiamare vacanza, ed è già un mese e mezzo che io ho lasciato Roma e Piazza Grande le putride acque di Fiumara.
Il ponte di Galata dall'alto |
Isolotti nel Mar di Marmara |
Per risparmiare un po', ho passato due notti davanti al marina di Kalamis, dando fondo nella tranquilla e ridossata rada di fronte all'ingresso. Stamattina mi sono svegliato circondato da un paio di decine fra Optimist e Laser, una scuola di vela stava facendo la sua lezione. Passa un barcone collettivo pieno di ragazzini con l'instruttore, li saluto, sono contenti e mi risalutano, poi vedo un Laser che mi punta, arriva a pochi metri da me e mi stramba sopravvento. Chissà come si dice in turco: Hey ragazzino, perchè devi venire a strambare a pochi metri da me che sto all'ancora e per giunta farlo sopravvento, che se per caso manchi l'abbattuta ti spiaccichi sulla mia murata? Deve essere un vizio locale, ieri una barca di una dozzina di metri, mentre avanzavo a motore quasi a ridosso del frangiflutti e dell'ingresso del marina, mi ha costretto a cambiare rotta per passarmi di prua e poi andare a virare un attimo prima di sfracellarsi sugli scogli. No, dico, ma non poteva virare 20 metri prima, gli cambiava tanto la vita? Ragioni imperscrutabili dei regatanti, anche in allenamento si ingarellano col primo che gli capita davanti, fosse pure un pedalò con a bordo una coppia di pensionati, devono far vedere che loro sono cazzuti, ignorando che i più vanno per mare con altro spirito, uno spirito che antepone il relax a qualsiasi performance. Vabbè, mi tolgo di mezzo, tanto una notte in marina era prevista, c'è da imbarcare Alessandra, fare la spesa, lavare la barca, fare i documenti, ecc. Salpo l'ancora ed in 5 minuti sono sul pontile del porto più fichetto di Istanbul: bar, ristoranti e circolo nautico con atmosfera da vecchia marina, pure questo ogni tanto non guasta, il personale cortese è la ciliegina sulla torta.
Ne approfitto per collegarmi ad Internet, cosa che negli ultimi giorni ho potuto fare solo di sfuggita, apro un paio di giornali online e mi prende lo sconforto: titoli centrali su Berlusconi, sulle condanne passate e presenti di Berlusconi, sui riflessi delle condanne di Berlusconi sul governo, e via così. Guardare la vita politica italiana col piccolo distacco dato da un'assenza di qualche settimana è terrificante, siamo una società imbalsamata da 20 anni, i turchi hanno avuto crisi economiche e terremoti in questo periodo e si sono ripresi alla grande da entrambi, hanno costruito ponti e grattacieli, un tunnel ferroviario sotto il Bosforo e progettano nei prossimi 10 anni un'opera di dimensioni bibliche, il raddoppio del canale navigabile dal Mar di Marmara al Mar Nero. Noi, invece, stiamo ancora a parlare dei processi di Berlusconi; che tristezza, che tristezza infinita. Mi piace la vitalità della società turca, dinamica ma al tempo stesso legata alle proprie tradizioni e di esse fiera; le strade che corrono fra grattacieli altissimi sono percorse dai tipici venditori di ciambelle al sesamo. Noi non solo non abbiamo i grattacieli, ma non abbiamo più nemmeno i venditori di fusaje o mosciarelle, anzi, mi chiedo quanti oggi sanno cosa sono le fusaje e le mosciarelle, cartoccetti pieni della mia infanzia.
Un bel tratto di costa |
Ma davvero qui non piove mai?, mi fa Alessandra, perchè vedo un nuvolone nero proprio sopra di noi. Il tempo di mettere la testa fuori ed un acquazzone ci investe in pieno con il conseguente rinforzo di vento. Recupero di corsa la cerata (io me la sono portata, mica sono uno di quelli che vanno in barca col Kway, io!) e tutto imbacuccato mi piazzo al timone. Do ad Alessandra la consegna di restarsene sottocoperta visto che è incautamente sprovvista di cerata.
Karaburun o Lavinio? |
Abbiamo deciso di fermarci per la notte a Karaburun, un nome scelto sulla carta nautica per il grosso pregio di apparire ridossato al vento da nord, ignoro che tipo di località possa essere. Mentre la costa settentrionale del Mar di Marmara scorre sulla dritta, vedo alternarsi qualche agglomerato industriale e piccoli insiediamenti urbani, Karaburun invece appare, quando ci siamo davanti, una località di villeggiatura fatta di palazzine e squallide villette a schiera, qualcosa che ricorda un po' Lavinio o Cerenova, tanto per fare un paio di nomi di casa nostra. Il vento cala, cala pure l'ancora, anche se in un altro senso, e la notte scorre tranquilla. Putroppo ammainando la randa mi accorgo di un piccolo strappo. Ma non poteva rompersi ieri che stavo ad Istanbul ed avevo mille strade da intraprendere per ripararla? Beh, l'occorrente per ricucirla ce l'ho, bisogna trovare il meteo giusto per ammainarla e fare il lavoro, nel frattempo si va di fiocco e gennaker, tanto d'ora in poi il vento sarà sempre a favore grazie alla regolarità del Meltemi.
Minareto nano a Pashalimani |
Pashalimani |
Al traverso di Gelibolu, Gallipoli per noi italiani, riesco a mettermi a farfalla con gennaker e fiocco e fare 5 nodi e mezzo con 5 di apparente, ovviamente col solito trucchetto della corrente, è bene sfruttarla finchè il Mar Nero non finisce di svuotarsi. Un barber agganciato alla falchetta aiuta la vela a mantenere la corretta forma e alle 8 di sera passo le cime al ragazzo del marina di Canakkale, che mi riconosce e un po' mi fa sentire di casa.
Andatura a farfalla |
Il mostro |
Il monumento ad Ataturk, posto a guardia dell'ingresso ai Dardanelli, è il segnale che siamo usciti, sfruttiamo gli ultimi sprazzi di corrente, poi Piazza Grande torna ad essere quella che è, una tranquilla barca da crocera, con dietro di sè una scia lunga 1500 miglia, quelle percorse dal 2 giugno ad oggi, e davanti tanto mare ancora da percorrere, ancora da emozionare. Guardo il blu dell'Egeo, la costa turca dell'Eolia ci attende e penso che infine uscimmo a riveder le stelle.
A Lucià ero quasi tentato di chiederti se ti serviva qualcosa da portarti per quando arrivo è mi viene l'atroce presentimento che me debba incollare una batteria intera? :-(
RispondiEliminaA parte gli scherzi fai na lista se ti serve
Grande Luciano, contento che tu sia riuscito nell' "impresa"...
RispondiEliminaBuon vento per il "ritorno", anche se sono d'accordo con Guccini! :)
"Forse siamo esseri destinati alla noia, costretti a ricercare sempre nuove emozioni per sentirci veramente vivi..." Molto bello e, temo, vero...
A presto
Thomas
Luciano, la SEAGO è una portacontainers della Line a Maersk e nn petroliera!
RispondiEliminaOttimo reportage ma nn ho capito se hai riparato la randa e sostituito la batteria
Bv
Pietro
Hai ragione Pietro, m'ero accorto dell'errore vedendo la foto, ma non avevo connessione per correggere. Grazie per la segnalazione e per l'attenzione con cui mi segui.
EliminaLa randa devo ancora riapararla, c'è sempre troppo vento per estrarla e fare il lavoro. La batteria... ieri ha mollato anche quella motore, da non credere! Ora sono a Ayvalik, spero di sistemare tutto.
controlla che arrivi la corrente all'alternatore. Forse hai qualche connessione ossidata. bello il racconto. le fusaje le conosco, ma le mosciarelle mi mancano. che dovrebbero da essere?
RispondiEliminaDovrebbero essere le castagne secche dure come il marmo! Da qui il nome.
EliminaBravo Piazza, leggerti è un piacere!
Luciano continua così e facci vivere ancora la tua avventura, sempre ben raccontata e non ovvia... buon vento e, da come leggo, buona corrente a favore fin quando l'avrai.... Mauro Fontana
RispondiEliminaBello!
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